È storia recente l’approvazione da parte della Commissione Industria del Parlamento Europeo della Direttiva EPBD, un documento che imporrebbe nuove regole sull’efficienza energetica degli immobili e, più in generale, sull’efficientamento energetico degli edifici.
Il tema è decisamente delicato perché, come ricordato da una recente indagine realizzata da Tecnocasa, quasi il 75% del parco immobiliare è classificato in Classe F o G; dunque, i tre quarti degli edifici italiani dovrebbero essere sottoposti a interventi di riqualificazione energetica per ottemperare alle nuove richieste dell’Europa che intendono promuovere un passaggio obbligatorio verso la Classe E entro il 2030, per raggiungere progressivamente la Classe D entro il 2033.
Nelle prossime settimane si accenderà il dibattito sui tavoli tecnici e all’interno del Parlamento Europeo, tuttavia è d’obbligo chiedersi ora: come tutelarsi, o al contrario sfruttare, questa possibile imposizione?
È chiaro che la partita principale la giocherà il mercato dell’edilizia pesante, chiamato in causa per ridurre gli sprechi dell’involucro, tuttavia il settore impiantistico, e di conseguenza installatori e progettisti, dovranno farsi trovare pronti a questa rivoluzione.
A loro supporto, viene in aiuto la Parte 8-1 della Norma CEI 64-8, che fornisce specifiche prescrizioni e raccomandazioni utili ai fini della progettazione di un impianto elettrico che, oltre a garantire sicurezza e funzionalità, mira alla gestione efficiente dell’energia, facilitando la riduzione dei consumi e l’ottimizzazione dell’utilizzo dei sistemi di produzione di energia rinnovabile.
Non si tratta di prescrizioni obbligatorie, tuttavia le raccomandazioni all’interno della Norma rappresentano un utile riferimento per l’installatore e, soprattutto, qualificano la sua professionalità nei confronti del cliente.
Quali sono le attività utili ai fini dell’efficientamento energetico?
Se ne parla nello specifico nel Capitolo 5 della Parte 8-1, identificando una serie di fattori da tenere in considerazione in fase di progetto.
In primis, il professionista dovrà prestare attenzione agli interventi mirati alla riduzione delle perdite nelle condutture favorendo la riduzione del consumo di energia reattiva ovvero il miglioramento del fattore di potenza. Con l’incremento dei dispositivi elettronici e della comunicazione elettronica nelle unità immobiliari (alimentatori switching, home computer, modem, illuminazione a LED), infatti, anche in ambito domestico si possono verificare gli inconvenienti dovuti al basso fattore di potenza e alle correnti armoniche.
Per intervenire efficacemente in tema di perdite nei conduttori, il professionista dovrà seguire le raccomandazioni presenti nella Norma, dedicate alla caduta di tensione massima nell’impianto (Sezione 525 della Parte 5), al contrario, per ridurre le perdite l’azione prevista è l’aumento della sezione dei conduttori.
Chiaramente, oltre a un impianto efficiente, si possono attuare misure di efficienza attive e passive per incrementare ulteriormente la performance complessiva.
Secondo quanto indicato al Capitolo 1 della Norma, al fine di garantire un alto livello di prestazione di efficienza energetica bisognerà :
- Assicurare la massima efficienza degli apparecchi utilizzatori, dunque motori e comandi, illuminazione, riscaldamento, ventilazione e climatizzazione.
- Migliorare l’efficienza dell’impianto elettrico, lavorando sull’efficienza intrinseca delle apparecchiature elettriche (trasformatori o reattori e sistemi di condutture) e sulla tipologia dell’impianto elettrico (posizionamento del trasformatore principale e la lunghezza dei cavi);
- Prevedere l’inserimento di specifici sistemi di monitoraggio utili a governare le performance dell’impianto elettrico: dalla gestione dell’energia elettrica ai consumi, dalle cadute di tensione al fattore di potenza, alle armoniche;
- In ultimo, ma non per importanza, promuovere l’installazione di sorgenti di alimentazione locali, di conseguenza impianti fotovoltaici e di storage.